Missioni Consolata - Aprile 1901

lll eo.,solata 51 QQ-~~~~·~~~~·~3=-~~c~~~~--~~0 cui sa parare tutti gli assalti dei nemiCI, difendendo .strenuamente le prerogative della Santa Sede; sfatare gli errori di ogni genere, èhe minacciano di sconvolgere dalle fonda– menta tutto l'umano consorzio; indicare, con parola franca e ·sicura, ai fedeli di ogni na– zione i loro doveri privati e pubblici ;nei dif– ficili tempi presenti. Qual desiderio è dunque ~ più naturale, più legittimo e santo che quello di avere ancora per molti anni un tanto maestro e duce? LA CONSOLATA nel mercato di Piazza Bodoni ==~== L'inverno 1887-88 fu registrato tra i più disastrosi del secolo XIX, e sarà ricordato specialmente a causa delle grandi nevicate, che in ·quasi tutta l'Europa produssero im– mensi danrii: interruzioni di linee ferroviarie e telegrafiche; avvallamenti di strade, rovine di ponti e d'edifici: frane e valanghe sotto cui rimasero sepolti interi villaggi, come accadde, p. e., a Valtorta in Valle Brem· bana, dove in una notte perirono 25 persone. L'Anno Santo ed il Giubileo segnano; nel pontificato di Leone XIII, una nuova fase gloriosà, come segnano un risveglio unanime d'amore e di riconoscenza verso di Lui, nei trecento milioni di suoi figli spirituali, sparsi per tutta la terra. E frutto di questo risve– glio è appunto l'iniziativa presa dall'Unione Operaia Cattolica. I Torinesi non potevano dare alla santa causa un'avvocata più potente. La Consolata ebbe da Leone XIII fregiata di una nuova gemma la sua corona di gloria, allorcbè nel 1885, ad istanza del Cardinale Alimonda di v. m., veniva concesso l'Ufficio proprio~ La Consolata, che non si lascia mai vincere in generosità, esaudisca dunque, le preghiere dei buoni Torinesi, e faccia che la stessa mano veneranda la quale segnava il decreto dell' Ufficio proprio, possa segnare il decreto per la nuova incoronazione della sua taumaturga Effigie nel 1904. Ohi più adatto ad incoronare la Madonna dei miracoli, èhe il Pontefice la cui lon1;evità feconda è un visibile miracolo della Provvi– denza? Perchè il felice evento si avveri pre– ghiamo unanimi fervorosamente.; preghiamo che a Leone XIII sia dato di vedere e di oltrepassare gli anni di Pietro; preghiamo che la Vergine SS. lo consoli delle molte amarezze, riserbandolo a godere del trionfo immancabile della Chiesa. La nostra regione, che nei mesi più freddi aveva avuto ben poca neve a confronto dei paesi finitimi, vide impensatamente arrivare il suo turn<;> in sul finire di febbraio, quando le si rovesciò addosso una ve1;a bufera di neve. A Torino dal 25 al 28 febbraio la neve , venne gi~ fitta, continua, a larghi fiocchi, seppellendo letteralmente la città sotto un enorme coltrone bianco, reso più pesante dalla pioggia che alla neve s'alternò nel primo giorno. Lo spettacolo era strano ed impo– nente: cessato ogni servizio di omnibus, di tramvie, di carri per il commercio, non cir– colava più che qualche rara vettura cittadina, penosamente trascinata da due cavalli per le vie allagate ed ingombre. I pedoni stessi a stento potevano provvedere al disbrigo dei . più pressanti affari, transitando con mille precauzioni per gli stretti sentieri aperti sui marciapiedi tra monti di neve, affondando, . scivolando, esposti al pericolo di essere presi tra capo e collo dagli enormi blocchi di neve cadenti dai tetti, magari insieme a qualche tegola. Il peso enorme della neve schiantava di tanto in tanto grossi rami dagli alberi dei viali; qua e là ogni ora del giorno era se– gnata da. incidenti spiacevoli, da disgrazie, da disastri più o meno considerevoli. Ma tra le rovine causate dalla neve, una specialmente è rimasta memorabile per 'la sua importanza e per le circostanze straor– dinarie che l'accompagnarono: la caduta dell'a

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