Missioni Consolata - Aprile 1901

· nella vettura credevano di veder estrarre il' povero investito in uno stato compassionevole, lo 'videro uscire dal pericolosissimo incidente; commosso sì, ma sano e sal\ro. La meraviglia fu generale,· e più d'uno escl~mò: - Certo qualche santo lo protegge costui! -- Può ringraziare la Madonna ! - Sì davvero: la Vergine aveva protetto il buon tramvier~, e continuò a proteggerlo mirabilmente. Il 9 giugno dello stesso anno, il Farcito ritornava verso sera dal lavoro in <:runpagnia di un amico, cavalcando un ca– vallo un po' ombroso.·;Attraversavano il cro– .cicchio formato dai corsi Regina Margherita _e S. Maurizio, quando il rumore di un bi- roccino sopravveniente spaventò il cava~lo siffattamente, che, datosi ad imbizzire ed a ricalcitrare, gettò a terra il cavaliere, ' lan– ciandolo sopra un binario,. 'proprio n.el ~0- . 1~ento in cui arrivava un carrozzon~ elettrico della linea dei viali. · L'accidente fu èosì r~pentiho ed i111.prov~ .viso, che il conduttore non ebbe tempo e 'mente di dare il freno e jlentare così di stornar ·la disgrazia... La vettura investì cavallo e cavaliere e li trascjnò enÙambi per cinque o sei metri. L'animale ebbe spezzata la spina dorsale, ma la ·sorte ad essò toccata non valse che a meglio far co~oscere . la bontà della v ergine ss. verso colui che lo. montava. Il ~elazioni compendiate ~i grazie· DELLE QUALI fU CHIESTA LA PUBBLICAZIONE - ·(Dal registro delle attestazioni raccolte in Febbraio) Torin,o. PETRON.tLLA MANDRILE-ROSSI 1 il 12 lugl1o del,1899, discendendo da S. Giovanni. d'Andorno per una scorciatoia, cadde in modo da cagionarsi ùna grave distò1·sione del piede :,inist·ro con lacerazione di tendini, cosicchè la guarigione fu dai dottori giudicata difficile assai: Difatti ebbe per mesi e mesi a soppor– tare vivi dolori, che duravano ancora quando la paziente, nell'aprile del 1900, inconiinqiò·la devozione dei Nove sabati alla Consolata. Provò subito un miglioramento che continuò pro– gressivo, tanto che il giorno della solenne testa della Consolata, si trovò perfettamente 'libera da ogni male al piede offeso. Riconoscentissima pe'r la grazia insigne, fece celebrare al San- tu-ario alcune messe. · Torino. - La Contessa MARIA RrGNUN-Ro– HILANT, con viva riconoscenza offre alla San– tissima Vergine della Consolata u.n cuore per ·l'ot.tenuta sua guarigione da una grave tifoidea e per essere. stata la famiglia suà tutta preser– vata dal pericolo di esserne parimen.ti colpita. · J!'arcito non fu, come avrebbe ddvuto acca– dere, avviluppato dal parafango della vet- \ tura, epperc) se la cavò con una leggera esco- Torino. - SAcco TERESA, il16 geÌm.aio 1900, fu munita dei SS. Sacramenti perché due dot– tori l'avevano dichiarata spedita, a CJausa di una malattia di cuore, complicata con bronchite ed m·trite. L'ammalata, vistasf in condizioni disperate, si volse con tutta l'anima a suppli– care la Consolava, promettendole con voto ·un cuore d'argento, se otteneva la g,uà:tigione. E la SS Vergìne tosto la esaudì accordan~ole prima il miglidramento e poi la; g r·azia perfetta. La guarigione mantenendosi stabile, nel giorQo anniversario del voto la gra-ziata lo adempie é dà pubblica lode alla Celeste Benefattrice. Torino. - LEBOLE GIUSEPPINA, costretta a stare in negozio fra continue correnti d'aria, si buscò una polmonite, dichiarata dal medico ' riazione. I favori grandi, ripetuti, per cui due volte ebbe salva la vi~a, destarono naturalmente più viva che mai nel cuore del bravo .tram– viere la riconoscenza verso la sua diletta Consolata. A dimostr~i·gliela, ·egli volle far dipingere il quadro votivo che qui riprodu– ciamo, rappresentante i due fatti, nei quali fu miracolosamente scampato per l'immensa misericordia di Maria. · ·-~ gravissima. L'ammalata colle sue figliuole f«ce voto alla Consolata che se otteneva la guari– gione i primi suoi passi sarebbero stati volti al prediletto Santuario. Nel breve volgere di un mese potè compiere il voto,. recandosi colle figliuole ad ·offrire alla Vergine tìS. un bel cuore d'argento. Rive de Glers (Francia). - GnERA STE~'ANO, giovane ventottenne, nativo di Givoletto, la– vorava in ì.ma grande ferriera, quando un giorno, manovrando u~ carrozzone'per il carico del ferro, si lasciò prendere la gamba sinistra tra il carrozzone stesso ed un carro carico di èarbone, fermo sul binario. Un gando del car-· rozzone s'infiqcò nel polpaccio della gamba– sinistra del povero operaio, scarnificandogliela l qrribilmente. E fu grazia ancora 1 chè a netto dei periti, anche l'osso avrebbe dovuto andare in frantumi a simil colpo. La ferita gravissima però s' inciprignì, vi produsse l'infezione con

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