Missioni Consolata - Aprile 1901

- 58 1ll 8orrso(ata casa s.i le,g;gono e si odono narrare gli stu– pendi prodigi che ogni giorno la Vergine Santa opera nel suo santuario di Torino, dove è invocata col titolo di Consolatrice. Ohi mai, piu dei genitori di Ernestino, ebbe bisogno di consolazione, di essi che da dieci lunghi 1 mesi piangono sulla sventura del figliuoletto? Si era ai primi del novembre u. s., quando l'ottima signora Vaglio se ne partì con Erne– stino ed uno zio di lui, suo fratello, l'ottimo prevosto di Oereje Ponzone (Biella) vennero a Torino, la città della Consolata. Per non tentare in alcuna guisa il Cielo, pretendendo un miracolo se non era necessario, impiega– rono l'intera giornata a presentare l'Erne-~ stino ai migliori medici della città. Il pro. verbio dice : aiutati ed il Cielo ti aiuterà ; e se la Madonna volesse servirsi di un sa– nitario che più degli altri intuisca la natura del male, per concedere la grazia ? Ma il responso è quello stesso già altrove udito : epilessia, forma nervosa epilettica, guarigione pressochè impossibile d'un rriale, gravissimo in sè, e çhe data, si può ' dire, dalla nascita del bambino. I mezzi umani erano, dunque, esauriti: non rimaneva che sperare in un miracolo. Durante il giorno Ernestino era· andato soggetto al male colla frequenza e gravità di prima ; anche la notte ne fu preso in letto. Nondimeno si fu col cuore pieno di santa fiducia che la povera donna si recò l'indo– mani mattina al Santuario della Consolata col figliuoletto, per assistere con lui alla messa celebrata dal fratello p~evosto, E mentre il degno sacerdote offriva l'augusto sacrifi,,cio di propiziazione davanti alla taumaturg~ Ef– figie, la mamma infelice, col cuore sulle labbra supplicava, e fra abbondanti lacrime votava alla Madonna il suo povero Ernestino. A misura che s'infervorava nella preghiera, sentiva ingigantire la sua santa speranza in Colei che volle ·essere Mater Dolorosa, ap– punto per meglio potere lenire i dolori di tutte le madri della terra nel corso dei secoli. Usci dal tempio riconfortata, nella trepida aspettazione di un vicino prodigio. Ernestino le pareva ·già avere il visetto più chiaro, l'occhio più limpido, il passo più svelto e pm franco..... Ma ahimè! - fatti pochi passi ec– colo in preda a un nuovo accesso convulsivo. - O Madonna della Consolata, non volete dunque farmi la grazia? Possibile, possibile, che anche Voi mi abbandoniate? La povera signora ·rimane un istante come annientata, le pare di essere ripiombata ad un tratto nelle tenebre, dopo essersi solle– vata incontro alla luce che le aveva sorriso dall'alto: l'anima sua è oppressa dal peso della desolazione più straziante. È una ter– ribile scossa alla sua fede; m·a la pia mamma, da vera donna cristiana, coll'aiuto di Dio ne esce vittoriosa. Dopo pagato il naturale tri· buto all'umana debolezza, essa si scuote, ria– nima la sua fede nella misericordiosa bontà della Vergine SS., e merita cosi il premio promesso alla preghiera fiduciosa) e perseve– rante. La crisi avuta dal povero Ernestino, dopo la Messa per lui celebrata dallo zio, fu l'ul– tima. Da quel giorno sono ora trascorsi cinque me'si, ed il caro bimbo non ebbe più mai il più piccolo attacco del suo male. Lo zio prevosto ci scrive annunciando che tra poco ·verrà a celebrare nn'altra · messa alla Consolata: la messa di ringraziamento promessa, insieme con altre opere sante, nel voto fatto da 'sua sorella assistendo alla messa d'impetrazione. Castelletto Uzzone (Oortemiglia). - L'ot– timo chierico Carlo Bogliaccino ci scrive: « È ben giusto che anch'io renda un tri– buto di profonda riconoscenza alla Vergine 'consolatrice, dalla quale ebbi, n~l fatto che sto per narrare, segno certissimo di prote- zione. . « Scoccavan'<Nedieci pomeridiane del giorno 11 luglio, quando io, finito di recitare il santo -Rosario in compagnia dei ·miei cari genitori, mi incamminai al riposo. Giunto nella mia cameretta, mi posi ginocchioni an– cora per un istante dinnanzi ad un'immagine della Consolata, che la mia buona sorella, con cura speciale e con reverente affetto, suole tenere sempre ornata di fiori. Mentre terminata la mia preghiera stavo per alzarmi,

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