Missioni Consolata - Gennaio 1901

Ove 1l1m·ia a sè gli afflitti appella Col guardo suo Consolator pietoso. E là mimr potmi della « Polare Stella » la vera immago impiccolita Di tersissimo argento scintillare l È l'offerta regal, che, con avita Fede, alla Celestial Stella del mare Po1·se il c01·e gentil di MARGHERITA! La Consolata fra le operaie Sono 150 operaie che attendono al lavoro nel setifìcio Bodmer-Muralt in Alpignano. L'opera assidua, faticosa le tiene tutto il giorno sedute alla bacinella, colle dita· nel– l'acqua bollente, fra l'odore ingrato del boz- · zolo, fra lo stre,Pito degli arcolai ·in moto. Sì, è faticoso, è assiduo, è ingrato, ma è imr sempre il lavoro benedetto dal quale traggono il pane quotidiano. È qui cJl,e Dio le ha vo– lute, e il pensiero di fare la sua santa volontà le incoraggia e le sostiene. Pure da qualche tempo il lavoro è più animato, più lieto, l'aria sembra 'più serena là dentro, •e le operaie levano a· tratti lo sguardo dalla bacinella e lo posano per un attimo ad un punto del laboratorio. Nell'istaflte fuggevole~ un altro sguardo ha risposto al loro, un sorriso divino è sceso nel loro cuore come refrigerio, poichè in quel punto l'immagine di Maria Consola– trice dal suo trono d'amore vigila su di esse e le protegge, e le conforta. Due anime pie e generose, e animate da cristiana carità ebbt~ro· il divoto pensiero: l'egregio Direttore dello Stabilimento signor Alessandro Chiesa e la sua piissima signora: i signori proprietari l'accolsero lietamente, certi che dal sentimento :religioso grande be– neficio ne sarebbe arrivato al loro Stabili-~ mento, ed in pochi giorni, faceva l'ingresso :fra le sue figlie amanti la Madre Consolatrice. Circondata di fiori e ·di luce, tutta bianca e risplendente di oro, attorniata dallo stuolo delle operaie, sorrideva la Vergine, e quando lo zelante Parroco locale, Teol. Bottallo, be– nedisse la statua, e quando ancora rivolse la sua paterna parola agli astanti, una te– nerezza profonda invase i cuori che si sol– levarono a Lei Madre e Regina collo slanqio della fede, col palpito dell'amore. E ·si pregò e qualche lagrima furtiva irrigò più di un ciglio. E quando l'acuto fischio le richiamò all'o– pera, le buone operaie risposero con insolito ardore. Qual meraviglia? Sono le figlie che sanno di lavorare sotto lo sguardo della .Madre, e lavorano serene, fiduciose, conso– late con quello sguardo nel cuore. La Uoqsolata iq Ger.vatto . · (VALSESIA) ----~--*------~ Era un'allegra comitiva di · quattofdici o quindici persone che cicalando e scherz~ndo saliva l'erta e pittoresca stradetta eh~ da Cervatto per varie borgate linde e graziose conduce al Taponaccio, ultimo cantone, come là si chiama, della ridente valletta del Cervo. Ridente sì pel verde smeraldo de' suoi prati, allorchè, la primavera innoltrata ha sgua– gliato le nevi invernali e. che l'aria profu– mata dalle conifere' di cui è ricca' soffia rattepidita e vivificante. Quel mattino però, era il 28 Marzo del 1868,. l' inverno non aveva ancora ripiegato il suo mantello, e la comitiva che gaia e frettolos·a torna,va dalla Santa Messa, pensava forse, arrampicandosi pel rapido sentiero, al tepore del casolare ed al parco deschetto che l'attendeva. N9n s'era ancora ad un quarto di strada; s'era appena lasciat~t la Giavina e si saliva

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